Nella tradizione buddista, una volta all’anno gli spiriti dei propri antenati fanno ritorno verso le abitazioni in cui sono ricordati in piccoli altarini domestici.
Questa celebrazione in onore dei defunti prende il nome di Obon ed è la pià grande festa nella stagione estiva in Giappone.
A Kyoto, nella sera dell’ultimo giorno di festa, il 16 agosto, è usanza illuminare la strada del ritorno degli spiriti dei propri cari verso la loro dimora ultraterrena, dando fuoco a cinque enormi simboli che illuminano i colli che circondano la città.
Questo rito collettivo prende il nome di 五山送り火, Gozan Okuri-bi, l’arrivederci delle cinque montagne.
I fuochi sono accesi in sequenza secondo un ordine previssato. Il primo è il daimonji (大文字), in cui il carattere 大 “dai” (grande) viene acceso, per indicare la direzione che gli spiriti devono prendere.
E’ poi il turno di myo ho (妙 法), che è un termine riconducibile al concetto buddista di dharma e che letteralmente significa “verità meravigliosa”.
Il terzo elemento ad essere acceso dalle fiamme ha la forma di una barca: il funagata (舟形), che indica il mezzo con cui le anime tornano al regno degli spiriti.
Il quarto elemento è di fatto identico al primo. L’hidari daimonji (左大文字), e ha analoga funzione.
L’ultimo elemento ha la forma di un portale di un tempio, il toriigata (鳥居形), a indicare la sacralità del luogo e del momento.
Ogni cultura, da quando l’uomo è apparso sulla Terra, ha sviluppato il culto degli antenati e si è interrogata del destino dell’essere umano dopo la sua morte.
Abbinare la morte ad un momento di festa, con fuochi d’artificio, danze in costume, pranzi speciali, può sembrare in prima battuta un controsenso.
In Giappone, anche se Obon non è una festività nazionale, è molto comune concedere ai lavoratori un giorno di ferie. Perché?
La festa di Obon non è soltanto una memoria delle proprie radici; è piuttosto un’esaltazione della propria famiglia e delle proprie origini. Per questo il blocco alla rete dei trasporti a causa del tifone è stato un dramma per quanti si spostavano per tornare a casa, visto che in questi giorni gli spiriti tornano a visitare gli altari domestici.
E questo è il motivo per cui la festa è un trionfo di luce. Non però la fredda luce di lampadine, ma il caldo tepore della fiamma del fuoco.
Un abbraccio che non c’è più ma che rimane, nel simbolo del fuoco, e nei nuovi abbracci che si possono creare, generazione dopo generazione.